@Namskot

03/07/2023 alle 19:53

Odisseo; la dea Atena e l'intelligenza nei miti greci

Odisseo; la dea Atena e l'intelligenza nei miti greci

«Nella lotta desidera di vincere, ma sempre di vincere con il dio» disse il padre al figlio Aiace che rispose:« Padre, con gli dei anche un uomo da nulla può vincere, io voglio conquistarmi la gloria senza di loro». Allora interviene Atena la potenza dell'intelletto che devasta e maledice la mente di Aiace, Atena può dare all'uomo i mezzi per liberarsi dalle catene che lo opprimono, ma ogni volta che l'uomo parla di autonomia da Atena stessa, la sua vendetta dura e spietata non tarda ad arrivare.

Qui si spalanca la differenza fra Odisseo e un eroe ingenuo e insolente come Aiace, per il re di Itaca la presenza di Atena è quella di un colloquio segreto e incessante: con lo stridio di un airone, con il timbro di una voce che sente solo lui, con le ali di una rondine, e con qualsiasi altra figura, nulla gli avveniva senza che quel dialogo con Atena vi avesse parte.

Atena non appare con lo splendore abbagliante di altre divinità, ma spesso può essere un mendicante o un altra figura insignificante, chi non la riconosce ormai non è più neanche un eroe insolente e superbo come Aiace, ma sono i tanti «uomini da nulla» che Aiace spregiava. Sono loro che avanzano altezzosi e ignari sporcando la terra. Gli eredi di Odisseo continuano a colloquiare silenziosamente con Atena.

Odisseo, colui che si distacca fra tutti i capi achei perché «sa pensare», mentre gli altri guardano con reverenza alla sua mente molteplice, come al passo sfrecciante di Achille, non per questo si sente più autonomo rispetto agli dei. Non ha l'ardore massiccio di Diomede, né l'eloquenza sapienziale del vecchio Nestore, ma è l'unico in grado di guardare al momento e all'occasione per afferrarli, cosa che spesso fa con la parola. Odisseo è colui che sa «uscire da un braciere ardente». Nella parola che designa quell'uscire ( nostḗsaimen) traspare il senso del ritorno (nostos), l'uscire indenne è un ritornare, e nessuno sa farlo come Odisseo.

C'è un qualcosa di fermo, saldo, sempre inteso ma mai pienamente descritto, su cui l'eroe sa ogni volta di poter tornare, quella strada sicura su cui può poggiare il piede anche nelle oscillazioni più vaste della vita. Questo qualcosa è la sua intelligenza, che per il greco era la sua mente, una piccola isola dispersa tra spazio e tempo ma che allo stesso tempo era l'unica misura di questi. Questa insignificante terra era quel qualcosa che offriva resistenza e appoggio, per questo Odisseo può conoscere, incontrare e sfidare il fuoco e a differenza di tanti uomini e donne vicini al divino, lui è in grado di uscire dal fuoco. Per questo nel buio della notte più disperata per gli Achei in una missione con poche possibilità di successo, l'imponente guerriero Diomede si sente più tranquillo se al suo fianco c'è Odisseo.

La capacità di controllo(sophrosỳnē), l'abilità nel dominarsi, la sobria scelta dei mezzi adatti, lo sguardo analitico diremmo noi moderni, tutto questo distacca la mente dalle potenze che animano l'uomo, e concede l'illusione di usarle senza essere usati. Ed è un illusione efficace, che spesso trova conferme, lo sguardo si è fatto indifferente ma lucido verso tutto pronto a cogliere qualsiasi occasione e trarne vantaggio. Ma rimane una macchia nera che lo sguardo non può cogliere, un punto che non può essere visto, se stesso. Lo sguardo non vede lo sguardo, non riconosce esso stesso di essere una potenza, come quelle che pretende di dominare, lo sguardo freddo sul mondo non modifica il mondo meno del fiato infuocato di Egis, che arse un immane distesa di terre dalla Frigia alla Libia.

Atena è la potenza che aiuta lo sguardo a vedere se stesso, tale è l'intimità con i suoi protetti che si insedia nella loro mente e parla con la voce della mente, per questo solo fra i capi Achei, Odisseo tiene gli occhi bassi, ma non per timore ma per ascoltare il sussurro della mente. Mentre abbassa gli occhi, evoca la mente, quello che noi moderni chiameremmo concentrarsi. Crea uno spazio nuovo nell'essere isolando la mente dal resto del mondo, cosa che nessuno dei suoi compagni è in grado di fare. Questo gli permette di ordire una trama, di dare forma a una mēchanḗ.

L'ultimo eroe omerico è il primo uomo che si oppone alle semplici opposizioni tra le forze della natura e degli dei, a quell'invisibile groviglio aggiunge nuove mēchanaì elaborate da lui stesso. Grazie alla sua mente accresce la confusione degli elementi, e ne approfitta per sfuggire alle trappole e per ottenere quello che vuole, il suo non è un movimento verso l'avanti come quello di tutti gli altri eroi ma è un girarsi indietro per prendere la rincorsa e saltare l'ostacolo, quando gli eroi saranno morti o antiquati lui non si ritira, ma salpa e viaggia ancora verso il mare aperto e verso la terra dove gli uomini non conoscono il sale.

Il figlio di Laerte per tutta la vita sfuggì la franchezza aristocratica, quella che poi in parte si sarebbe secolarizzata nella democratica libertà di parola, perché è proprio di uno schiavo non poter dire quello che pensa. Negava il valore aristocratico quando si fingeva pazzo per non partire verso Troia, negava la democratica libertà di parola quando assumeva il ruolo del mendico errante, che poteva essere zittito o scacciato da qualsiasi servo.

L'intelligenza narrata in lui da Omero portò per la prima volta a trionfare il mediato sull'immediato, il differimento sulla presenza, la mente ricurva sullo slancio rettilineo del coraggio. Tutti i caratteri che nei secoli, vennero assegnati al mercante, allo straniero, all'ebreo, al commediante, furono prima coniati da Odisseo all'interno di se stesso. L'eroe prefigurava una condizione in cui né la nobiltà aristocratica né la democratica libertà di parola sarebbero state adeguate. Molti secoli dopo quella condizione appare normale, ma al tempo dei poemi omerici era una veggenza concessa soltanto a chi ha molto errato fra il cielo e la terra. Così, mentre Achille e Agamennone si stagliano nel tempo come relitti di un'altra era cosmica divorata da una catastrofe, Odisseo permane familiare.

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46 commenti
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@Namskot

un anno fa

@ilfigliodelfuhrer , @porcoverde vi taggo per mostrarvi il mio affetto anche se sò che non vi interessa :)

+3 punti

@Ginevra_2003

un anno fa

uhhh

+1 punto

@cookiepink

un anno fa

QUANTO MI INTERESSANO QUESTE COSEEEE

+1 punto

@Gioforchio

un anno fa

Maestro 🙏

+1 punto
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@Namskot

un anno fa

@Sono_un_pinguino calciatrice come stai?😁 ti taggo su questo delirio culturale per ringraziarti del tuo supporto al partito😊

+1 punto
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@Namskot

un anno fa

@YevgenyPrigozhin

+1 punto

@Lulaina

un anno fa

Dopo leggo con calma maestro

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@eliminato

un anno fa

che sicuramente leggerò

+1 punto
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@Namskot

un anno fa

@ilgiovaneHolden taggo anche te, perché potrebbe interessarti.

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@eliminato

un anno fa

UAU ma fai tutti gli shouts così? Come mai ti ho scoperto soltanto ora?!

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@Namskot

un anno fa

@cookiepink

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@Namskot

un anno fa

@Stronzonelcuore

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@Namskot

un anno fa

@Carlous_Rex

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@Namskot

un anno fa

@Gioforchio

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@Namskot

un anno fa

@AsessualeScarso

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@Namskot

un anno fa

@Lulaina

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@Namskot

un anno fa

@Ginevra_2003

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@Namskot

un anno fa

@Mistral_

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@Namskot

un anno fa

@Albin

-1 punto